| questo è un racconto che ho scritto per un concorso che ci hanno proposto a scuola..è molto triste, soprattutto nella parte finale, e i nomi dei personaggi penso che vi ricorderanno qualcuno.. comunque, spero non vi faccia troppo schifo^^
Nulla è per sempre
Tutto era accaduto quel giorno di Gennaio, durante la terribile tormenta di neve di quindici anni fa. Anna, quel giorno, era nata una seconda volta. Camminando in quella tormenta in cui era stata abbandonata, si era persa, aveva freddo. Era spaventata e continuava a piangere senza riuscire a smettere: cos’avrebbe mai potuto fare una bambina di otto anni come lei in quelle condizioni? Improvvisamente vide una figura misteriosa nella nebbia… Più si avvicinava, più riusciva a distinguere nitidamente il profilo di quello sconosciuto che, presto, si sarebbe rivelato la sua salvezza. Finalmente riuscì a raggiungerlo: era un ragazzo il cui nome era Joshua, che, nel bel mezzo della tormenta, se ne tornava a casa, dopo essere stato in giro tutto il giorno. Joshua aveva cinque anni più di Anna e anche se non sembrava, era molto indipendente e responsabile. Subito la prese con sé e la portò a casa sua. Joshua, da piccolo, aveva perso i genitori in un misterioso incidente, circa tre anni prima. Viveva quindi con un amico di famiglia, il signor Dest, che aveva accettato di prendersi cura di lui dopo quel terribile giorno. Dest prese subito Anna con sé, come una figlia. Da quel giorno i tre vissero come una “normale” famiglia. Gli anni passarono, Anna e Joshua frequentavano le stesse scuole e giorno dopo giorno, si conoscevano e si avvicinavano sempre di più. Anna aveva aiutato Joshua in molti suoi momenti bui, quando ripensava alla sua famiglia, quando ricordava l’incidente. In qualunque momento lui sapeva che con lei avrebbe potuto sfogarsi, di Anna poteva fidarsi. Lo stesso aveva fatto la ragazza, che ormai si era ambientata alla perfezione nella sua nuova vita. Durante i loro corsi di studio, i due avevano conosciuto un certo Michael, che aveva subito saputo conquistare l’attenzione di Anna; presto instaurarono un rapporto di profonda amicizia che, poco dopo, sarebbe sfociato in qualcosa di più forte. Joshua, fin dal primo sguardo, non aveva sopportato Michael, e così, quando Anna gli disse quello che era successo e che da tanto sperava, il ragazzo anche se non lo diede a vedere, andò su tutte le furie: forse perché la voleva proteggere come una sorella, o forse perché in realtà…In realtà, molto spesso ci pensava. “Cos’è Anna per me?” si ripeteva, quel giorno, mentre camminava per il corridoio. E quasi come se lei potesse leggergli nella mente, gli si presentò davanti piangendo. Subito Joshua trasse le conclusioni: Michael l’aveva fatta grossa anche stavolta. Anna era lì, di nuovo, come il mese prima, e come altre volte in passato, a piangere, chiedendo il suo aiuto e consiglio; dopo averla consolata, avevano iniziato a parlare. Joshua aveva consigliato di ragionare a mente fredda e che forse, anche se ci teneva tanto a Michael, era meglio lasciarlo. Anna, all’idea sussultò, ma capì che quella persona che aveva davanti, con cui aveva condiviso tanti anni della sua esistenza aveva ragione: Michael l’aveva fatta soffrire troppe volte, le aveva mancato di rispetto, aveva tradito la sua fiducia. Qualcosa doveva cambiare nella sua vita e voleva cominciare proprio da questo aspetto.
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Cinque anni dopo, Anna e Joshua decisero di sposarsi. Si erano finalmente fidanzati dopo mille peripezie e ora potevano coronare il loro sogno d’amore. L’anno successivo, Anna aspettava un bambino: erano tutti molto felici all’idea. Il signor Dest per primo; il piccolo Sky nacque nel novembre di quello stesso anno. Era un bambino con i capelli castani, gli occhi verdi e aveva in sé sia i fini lineamenti di Anna che quelli mascolini di Joshua.
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Sky aveva ormai quattro anni quando accadde la tragedia. Joshua e Anna avevano sempre sperato che il loro amato figlio non soffrisse come loro, che non perdesse i genitori, la memoria e tutto quello che riguardava il proprio passato. Sky non aveva ancora la piena coscienza di sé e delle persone che lo circondavano: ovvio, riconosceva in Joshua e Anna i suoi genitori, ma sapeva benissimo che non esistevano solo loro. Anna si avvicinò al piccolo, il volto sciupato, ancora bagnato dalle lacrime versate per tutto il giorno, e lo abbracciò. “Mamma perché stai piangendo?”. “Amore, lo sai che sei la cosa più bella che sia capitata a me e a tuo padre, vero?” e ricominciò a piangere. “Mamma lo so, e vi voglio tanto bene”.“Lo sappiamo amore. Ma vedi, a volte accadono cose, anche se avrai tutta la vita per capirlo, che non ci sembrano affatto giuste. Per esempio sai che io e papà abbiamo perso i nonni da piccoli e che c’è rimasto solo il nonno…”. “Mamma perché piangi?”, “A volte accade che delle persone a cui vogliamo tanto bene ci debbano lasciare…Anche solo per poco, per andare a trovare gli angeli, lo sai questo, vero?”. “Si mamma, lo so”. “E sai anche che quando sarà il momento anche noi dovremo andare a trovare questi simpatici amici, vero?” “Si che lo so mamma..ma cosa c’entra questo adesso?”. “Tesoro vedi..papà è stato chiamato da questi suoi amici perché volevano vederlo…e purtroppo non può tornare indietro…ma sai che un giorno lo rivedremo, vero?”. “Si mamma. Ma se papà dovesse mancarmi troppo, non potrebbe tornare indietro?”. “No piccolo, purtroppo no. Questo non ce lo permettono. Però ogni volta che papà ti mancherà, basterà che tu alzi i tuoi splendidi occhi verdi al cielo, che fissi una nuvola, e vedrai papà che ti sta guardando dall’alto e che ti saluta”. “Va bene mamma. Però mi prometti che tu aspetterai tanto prima di andare a trovare gli angeli?”. “Te lo prometto Sky.”.
Anna aveva perso tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento. Non sapeva se sarebbe riuscita ad andare avanti, ma sapeva benissimo che quello che aveva detto al piccolo Sky era vero: un giorno lontano avrebbero rincontrato Joshua, perché quell’attesa non sarebbe stata eterna, perché nulla è per sempre.
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